Il 5 febbraio, si celebra il Safer Internet Day, giornata mondiale istituita nel 2004 dall’Unione Europea che vuole essere un invito per istituzioni, enti, aziende e cittadini della rete a unirsi per creare un internet più sicuro per tutti, in particolare per gli utenti più giovani. Lo slogan è “Insieme per un internet migliore“.
Insegnare il valore della privacy, aiutare a proteggere i profili con password complesse, senza mai rinunciare al dialogo e all’educazione. Sono questi alcuni degli accorgimenti che possono essere intrapresi dai singoli utenti per proteggere i minori che vivono ormai gran parte della propria vita sul web.
“Con l’aumento della digitalizzazione delle nostre vite, aumentano anche i pericoli del web e ad esserne colpite sono in particolare tutte le categorie più fragili, come ad esempio quella dei bambini”, dichiara Hassan Metwalley, founder di Ermes Cyber Security, startup nata come spin-off del Politecnico di Torino specializzate nella difesa delle aziende da parte dei pericoli legati ai Web Tracker. “Giornate come il Safer Internet Day ricordano a tutti che la costruzione di una rete più sicura dovrebbe essere un obbligo morale di tutte le realtà coinvolte, dalle aziende alle istituzioni. I ragazzi di oggi passano in media quasi 3 ore al giorno sul web e nel 2019 non è più possibile parlare di una vera separazione tra realtà e virtualità: ciò che viene fatto sul web ha ripercussioni enormi nella vita reale e viceversa”.
In collaborazione con lo psicoterapeuta Alberto Rossetti, autore insieme al giornalista Simone Cosimi dei libri Nasci, Cresci, Posta (2017) e Cyberbullismo (2018), la startup Ermes Cyber Security, ha stilato un vademecum sui comportamenti corretti da adottare per proteggere i più giovani dai pericoli del web.
“I genitori possono fare molto per limitare i rischi della rete e aiutare i minori, bambini ma anche adolescenti, a vivere delle esperienze positive su Internet”, commenta lo psicoterapeuta Alberto Rossetti. “Un minore può certamente possedere ottime competenze di tipo tecnico, ma è l’adulto che con la sua esperienza di vita può aiutarlo a orientarsi all’interno di un mondo così vasto e complesso. Non bisogna dunque avere paura di sedersi vicino a un figlio per farsi spiegare come funzionano alcuni social network. Allo stesso tempo, però, è necessario che il genitore aiuti il ragazzo ad usare in maniera consapevole e critica quelle piattaforme”.
- Tenersi sempre aggiornati
- Non esporre i minori con le foto sui social, che sono accessibili a tutti
- Proteggi i loro dispositivi con password complesse
- Alla larga dal phishing
- Limitare le funzioni con un parental control
- Insegnare il valore della privacy
- Sviluppare un dialogo continuo
Tenersi sempre aggiornati
Per affrontare al meglio le minacce del web e proteggere i minori è necessario restare aggiornati. Non bisogna essere dei tecnici informatici per conoscere le nuove piattaforme, i più recenti social network o le nuove, talvolta pericolose, mode online. Basta un po’ di sana informazione su quotidiani web e cartacei di settore per sapere a cosa vanno incontro i ragazzi di oggi.
Non esporre i minori con le foto sui social, che sono accessibili a tutti
Quello che viene caricato sui social network non è più vostro. Dovrebbe essere questa la frase iniziale di ogni contratto di iscrizione a un social network. Di fatto, tutto ciò che viene uploadato nelle piattaforme online diventa di diritto di proprietà della società che lo gestisce. Allo stesso modo, troppo spesso tali foto e contenuti non sono protetti con un corretto livello di privacy e diventano facilmente di dominio pubblico esponendo bambini e ragazzi agli sguardi di criminali e malintenzionati.
Proteggi i loro dispositivi con password complesse
Aiutate i ragazzi a proteggersi facendo capire loro il valore dell’utilizzo di password complesse per account social o videogiochi connessi ad Internet. La password deve prevedere ad esempio dagli 8 ai 10 caratteri, con lettere maiuscole e minuscoli, numeri e caratteri speciali.
Alla larga dal phishing
Un’altra delle tante trappole architettate dagli hacker è il phishing, ovvero comunicazioni dirette e personalizzate che nascondono all’interno link malevoli atti a sottrarre dati e password. Ciò accade via email ma anche attraverso i social network, ampiamente frequentati soprattutto dai più giovani, che sono una miniera di dati personali e di occasioni per gli hacker. È importante quindi spiegare ai ragazzi di non cliccare o diffondere link dubbi, catene o richieste di aiuto, specialmente quando sono scritte in un italiano vacillante. Insegnate loro a chiedere aiuto agli adulti oppure a telefonare ai propri amici per chiedere conferma sul contenuto da loro ricevuto.
Limitare le funzioni con un parental control
I ragazzi non vanno spiati, ma è giusto tenere sotto controllo le attività che effettuano attraverso smartphone e computer e soprattutto limitare le funzioni che presentano più rischi. Il consiglio per i genitori è quello di installare delle app che fungano da “parental control” e che limitino, per prima cosa, l’accesso a determinati siti. Si tratta di una misura importante poiché in questo modo i ragazzi non possono installare in autonomia applicazioni che potrebbero essere pericolose né visitare siti fraudolenti, violenti o pornografici attraverso i quali è più facile che gli hacker veicolino malware, o dietro i quali si celano spesso trappole di malintenzionati che mettono a rischio l’incolumità, anche fisica, dei ragazzi.
Insegnare il valore della privacy
Nell’epoca della condivisione, della vetrina e del voyeurismo, si devono aiutare i ragazzi a capire, fin da piccoli, quanto sia importante mettere dei paletti sulla diffusione della propria immagine e dei propri pensieri e soprattutto come sia possibile farlo. Tanti ragazzi vorrebbero difendersi ma non sanno come impostare la privacy dei social network su cui sono presenti per impedire, ad esempio, che i loro contenuti siano del tutto pubblici. Statisticamente solo il 10% dei giovani modifica le proprie impostazioni di privacy in seguito a un’esperienza negativa, e solo il 2% segnala contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme. D’altra parte molti giovani non si rendono conto che ciò che viene caricato sul web sfugge al loro controllo e può diventare causa di bullismo, ricatti ed episodi gravissimi di violenza fisica e psicologica.
Sviluppare un dialogo continuo
Un ragazzo su 4 che va incontro ad episodi spiacevoli sul web, evita di parlarne. Questo perché spesso i ragazzi soffrono la mancanza di figure di riferimento in grado di comprendere la natura dei problemi legati alla vita digitale e che siano in grado di valutarli senza ingigantirli né sminuirli. Per far sì che i ragazzi non si sentano abbandonati è fondamentale mantenere aperto il dialogo e il confronto, magari chiedendo ai ragazzi stessi di insegnare ai genitori con meno esperienza informatica il funzionamento delle piattaforme più nuove.